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Tevere a Roma
Roma 11 ottobre 2024

Perché il fiume Tevere si chiama “Biondo”?


Elemento imprescindibile per Roma e i suoi abitanti, il Tevere ha avuto diversi nomi nel corso dei secoli. Ma perché viene chiamato “Biondo”? Leggi qui.
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Mario Mazzarò

Giornalista

A dispetto di quanto accade ormai da diversi anni, con le acque del fiume che si presentano spesso sporche e torbide, popolate da una vegetazione non controllata e con un letto non sempre curato, per molti secoli il Tevere è stato considerato uno dei torrenti più puliti di tutt’Europa.

A testimonianza di quanto detto, tra i tanti soprannomi che gli vennero affibbiati dagli antichi Romani e dalle popolazioni barbariche medioevali c’è anche quello di Albulo, dal latino Albulus, che in lingua italiana si traduce con “albino” e quindi “bianco”, a riprova della chiarezza delle sue acque.

Ma a Roma il Tevere viene citato spesso anche con il nome alquanto particolare di “Biondo”: scopriamo insieme le origini di questo appellativo.


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Da dove deriva il nome del fiume Tevere

La leggenda narra che, dopo la fondazione, il nono re albano di Roma in ordine di discendenza nella dinastia del fondatore Enea portasse il nome di Tiberino Silvio. Il suo regno avrebbe avuto una durata di circa dieci anni, alla fine del X° secolo a.C., e si sarebbe concluso nel momento in cui Tiberino sarebbe annegato nelle acque del fiume che attraversava la città. Da qui, secondo la tradizione, trae origine il nome del corso d’acqua della capitale.

Dovranno passare altre sei generazioni prima che i due fratelli Romolo e Remo arrivino a contendersi il governo di Roma. Ed è proprio in quel periodo che – a quanto pare – ebbe inizio la tradizione che portò all’affermazione del soprannome “Biondo” per il fiume Tevere. Un fatto che, però, non c’entra con la mitologia, ma si aggancia a fattori ben più concreti per la vita degli antichi romani.

L’origine del soprannome “Biondo” per il fiume Tevere: tutto quello che c’è da sapere

Dal periodo che stiamo descrivendo fino quasi alla fine del medioevo, il territorio laziale nei pressi di Roma e quello dell’Agri pontino era celebre per le condizioni paludose di buona parte dei terreni.

Questo, a maggior ragione, ridosso delle fonti d’acqua, dove l’umidità rendeva fangosa e variabile la terra lungo gli argini. Ebbene, proprio l’alto quantitativo di sabbia e residui che costantemente venivano trasportati dalle acque del fiume Tevere rendevano il suo aspetto giallastro, spesso al limite del colore arancione.

Di conseguenza, gli antichi romani iniziarono a soprannominarlo “Biondo”. 

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