Il Palazzo dello Spagnolo è tra gli edifici più affascinanti e iconici di Napoli, nonché un importante pezzo della storia e della cultura partenopea. Perché si chiama così e qual è la sua storia? Scopriamo le origini del Palazzo dello Spagnolo, e come la sua eredità e la sua influenza si siano intrecciate con la storia del quartiere e della città.

Palazzo dello Spagnolo: dove si trova e qual è la sua storia

Ci troviamo al numero 19 di via Vergini, nel cuore del Rione Sanità, in pieno centro storico di Napoli. È qui che, a partire dal 1738, il marchese di Poppano, Nicola Moscati, fece costruire questo palazzo, unendo due edifici preesistenti che aveva ricevuto in dote dalla moglie.

Il progetto è tradizionalmente attribuito all’architetto Ferdinando Sanfelice, ed è noto per la sua scala “ad ali di falco” aperta sul cortile, una delle più rappresentative del Settecento napoletano, e per gli stucchi ben conservati in stile rococò che adornano le pareti. Alla fine del XVIII secolo, il palazzo venne ampliato con l’aggiunta di un altro piano. Verso il XIX secolo, la famiglia fu costretta a vendere gli appartamenti situati al primo e al secondo piano.

Perché si chiama Palazzo dello Spagnolo?

Fu proprio nel XIX secolo che il Palazzo assunse il nome con cui è noto oggi, grazie al nuovo proprietario, il nobile spagnolo Tommaso Atienza, soprannominato “lo Spagnolo”.

Atienza, divenuto proprietario dell’edificio, apportò significative modifiche, tra cui l’aggiunta di un ulteriore piano. Inoltre, fece realizzare degli affreschi al piano nobile e al secondo piano. Purtroppo, gran parte di questi affreschi è andata perduta a causa di restauri inadeguati effettuati negli anni successivi.

Che film hanno girato nel Palazzo dello Spagnolo?

Il Palazzo dello Spagnolo, come molti edifici storici di Napoli, ha visto la sua proprietà frammentarsi in diverse unità, che oggi appartengono a privati. Attualmente, solo due appartamenti all’ultimo piano, in fase di restauro, sono stati acquistati dalla Regione Campania.

In passato, il palazzo ha ospitato l’Istituto delle Guarattelle, un museo dedicato ai burattini locali e internazionali. Attualmente, il secondo e terzo piano sono destinati a diventare un museo dedicato a Totò, la cui apertura al pubblico è stata più volte posticipata.

Il palazzo è stato anche scelto come set per numerosi film importanti, tra cui “Il Giudizio Universale” (De Sica, 1961), “Piedone lo Sbirro” (Steno, 1973), “La Pelle” (Cavani, 1981), “Mi manda Picone” (Loy, 1983) e, più recentemente, per la fiction “I Bastardi di Pizzofalcone”. Alcune scene della terza puntata, tratta dall’omonimo romanzo di Maurizio de Giovanni e diretta da Carlo Carlei, sono state girate proprio sulle famose scale del palazzo.

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