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Piazza Cadorna
Milano 29 aprile 2024

Perché a Milano, in Piazzale Cadorna, ci sono Ago e Filo?


Una scultura divenuta familiare ai milanesi, che svetta in piazzale Cadorna. Alla scoperta di Ago, Filo e Nodo.
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Alice Bocca

Collaboratrice di Immobiliare.it

Scultura che accompagna le vite dei milanesi da oltre vent’anni, Ago, Filo e Nodo racconta una lunga storia di nomi illustri e di profondi significati, con i quali sia i committenti che gli artisti che l’hanno realizzata intendevano omaggiare Milano.

Andiamo alla scoperta della storia della progettazione di questo iconico monumento in Piazzale Cadorna, e dei numerosi significati che l’opera porta con sé. 


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Che tipo di scultura è e chi l’ha progettata

Nella narrazione di questa opera scultorea, alta 18 metri e realizzata in acciaio e vetroresina, si intreccia la visione innovativa dell’architetto friulano Gae Aulenti. Verso la fine degli anni ’90, le fu affidato il compito di ridefinire l’assetto urbano di Piazzale Cadorna, un incarico che abbracciava non solo la rivisitazione della stazione ferroviaria e dei suoi dintorni, ma anche l’idea di arricchire lo spazio pubblico con un’opera d’arte di rilevanza.

È così che prende forma Ago, Filo e Nodo, il nome che accompagna l’opera concepita dall’artista svedese Claes Oldenburg, in collaborazione con la moglie Cossje van Bruggen. Fu grazie all’intercessione del critico d’arte Germano Celant che Aulenti entrò in contatto con i due artisti. Bastò una semplice indicazione da parte dell’architetto riguardante la necessità di rappresentare l’anima della città e il suo ruolo centrale come crocevia urbano, per scatenare la fervida creatività di Oldenburg e van Bruggen.


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Da un veloce schizzo ad acquarello, realizzato la stessa sera dell’incontro, nacque l’essenza di Ago, Filo e Nodo: Ago e Filo posizionati da una parte, e poco distante, al di là della strada, il Nodo. Seguirono poi numerosi studi e modelli, fino alla rapida messa in posa dell’opera nel febbraio del 2000, un evento che sottolineò la fusione armoniosa tra arte e urbanistica, divenendo un’icona indiscussa del panorama milanese.

Il suo significato

Il monumento, oltre alla sua imponenza visiva, cela un intreccio di significati simbolici. Ciò che rende particolarmente affascinante questa opera è la sua natura integrata: Ago e Filo non sono semplici entità separate, bensì si fondono idealmente attraverso un nodo che attraversa la strada trafficata sottostante.

Questa rappresentazione intende evocare la metropolitana milanese, una rete vitale per la città. I tre colori del filo – rosso, verde e giallo – richiamano le prime tre linee della metropolitana, cioè le uniche esistenti al momento della creazione dell’opera. Il monumento vuole quindi omaggiare Milano e la sua mobilità

Ma l’opera va oltre la mera rappresentazione dei trasporti pubblici: essa si trasforma in un omaggio alla laboriosità e alla creatività distintiva dei milanesi. Un omaggio evidente è rivolto al settore della moda, un pilastro dell’identità milanese riconosciuto in tutto il mondo, con gli strumenti più rappresentativi del mestiere.

Inoltre, durante la presentazione del monumento al Politecnico di Milano, Gae Aulenti sottolineò che il filo richiama anche il biscione dei Visconti, simbolo iconico della città che si staglia sullo stemma.

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