Collaboratrice di Immobiliare.it
Quando si abita in un condominio o si possiede un appartamento in condominio, capita spesso che le parti comuni abbiano bisogno di alcuni interventi, i quali devono essere sempre votati e approvati in assemblea.
Cosa succede, però, se uno di questi interventi, sebbene fatto in ottica di miglioramento dell’edificio, finisce per svalutarlo, causando la perdita di valore economico degli appartamenti? Il condominio deve risarcire per il danno di svalutazione dell’immobile?
È necessaria una premessa, prima di poter determinare se il condominio deve risarcire i danni per svalutazione dell’immobile: in effetti, è importante capire innanzitutto quali sono le parti comuni di un condominio.
Per parti comuni di un condominio si intendono quelle aree che appartengono a tutti i proprietari degli appartamenti del condominio stesso. Dunque, salvo diversi regolamenti contrattuali, le parti comuni per legge sono:
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Detto questo, un immobile in condominio perde valore in due casi: per incuria o inerzia delle parti comuni da parte dell’assemblea o dell’amministratore e in seguito alla realizzazione di opere che causano il deprezzamento dell’abitazione. Valutiamo caso per caso.
Si tratta del caso più frequente, in quanto capita spesso che né l’assemblea e né l’amministratore intervengano in maniera tempestiva per risolvere un danno che si sia già presentato o per prevenire uno che potrebbe presentarsi in futuro.
L’esempio più eclatante è quando il condominio non agisce in caso di infiltrazioni, causando il propagarsi delle stesse anche agli appartamenti direttamente sotto al tetto, oppure quando l’assemblea non vuole deliberare gli interventi necessari al restauro della facciata. In entrambi i casi, inerzia e incuria possono influire negativamente sui singoli appartamenti, causando una svalutazione sul mercato immobiliare.
In questo caso è dunque possibile ottenere un risarcimento da parte del condominio secondo le modalità stabilite dalla Corte di Cassazione, dimostrando innanzitutto il nesso di causalità tra la svalutazione dell’immobile e la cattiva gestione condominiale.
Attenzione, però: tale risarcimento è da ritenersi diverso dal risarcimento relativo ai danni causati dal bene, ad esempio nel caso di una infiltrazione.
Un altro caso in cui il condominio deve risarcire la svalutazione dell’immobile è quando vengono realizzate delle nuove opere nelle parti comuni che possono causare una perdita di valore economico dell’edificio e degli appartamenti stessi.
Emblematico il caso in cui il proprietario di un immobile a Roma chiedeva il risarcimento al condominio per l’installazione di un ascensore per disabili.
In merito a questo fatto la Corte d’Appello di Roma si è pronunciata affermando che in questo singolo caso il condominio non deve risarcire il proprietario, in quanto l’installazione dell’ascensore per disabili non riduce il valore dell’immobile.
Dunque, l’occupazione di una porzione di proprietà comune non è sufficiente a far scattare il diritto al risarcimento, tantomeno per via del deprezzamento del singolo appartamento.
Una sentenza che permette di sottolineare l’importanza di dover dimostrare un effettivo nesso di causalità tra l’intervento del condominio e la svalutazione dell’immobile, meglio se in accompagnamento a una perizia tecnica che ne illustri tutte le motivazioni.
*Questo contenuto ha scopo informativo e non ha valore prescrittivo. Per un’analisi strutturata su ciascun caso personale si raccomanda la consulenza di professionisti abilitati.