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Giornalista
Il lancio della serie TV The Crown 5 – ultimo capitolo della saga prodotta da Netflix e incentrata sulle vicende della Famiglia reale inglese, dagli inizi del Novecento fino ai giorni nostri – ha riacceso l’entusiasmo di milioni di fan della Casa dei Windsor, rimasti in attesa della quinta stagione per due anni.
Tralasciando le tante polemiche che ha sollevato tra i critici, in Gran Bretagna e non solo, per la non sempre attendibile veridicità del racconto, uno dei meriti che l’opinione pubblica ha riconosciuto al prodotto televisivo è quello di aver riacceso i riflettori su diversi aspetti della Royal Family rimasti in chiaroscuro nel corso del tempo.
Tra questi c’è anche la vicenda che riguarda Villa Windsor, la residenza francese che per ben 36 anni è stata il rifugio d’amore di uno dei personaggi più discussi della storia d’Inghilterra, ossia re Edoardo VIII.
Situata nell’estremo nord del quartiere Bois-de-Boulogne (16° arrondissement di Parigi), la dimora venne edificata a metà Ottocento grazie al progetto dell’architetto Roger Bouvard, che volle richiamarsi allo sfarzo delle corti di Luigi XV e Luigi XVI.
Divenuto di proprietà della città di Parigi, l’edificio ospitò Edoardo VIII a seguito della sua abdicazione dal trono britannico avvenuta nel 1936.
La scelta permise al sovrano di sposare l’attrice americana Wallis Simpson, ma causò anche il loro esilio in Francia, dove vissero fino alla morte.
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Nell’ultima stagione della serie TV, Villa Windsor torna al centro dell’attenzione per il restauro di tutti i tre piani voluto a metà degli anni Ottanta dall’imprenditore e magnate egiziano Mohammed Al Fayed (padre di Dodi, fidanzato di Diana Spencer dopo la separazione dal principe Carlo), che affittò lo stabile con un contratto cinquantennale – tutt’ora vigente – da 1 milione di dollari l’anno.
Il restauro invece è costato oltre 12 milioni di dollari, mentre i beni risalenti a re Edoardo VIII sono stati venduti all’asta per un valore complessivo di circa 23 milioni di dollari.
*Per tutte le immagini – Credits to Ad-italia.it
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