Giornalista
Ormai da diversi anni, nelle cucine di milioni di italiani, troviamo i cosiddetti fornelli a induzione. La loro praticità nell’uso quotidiano, il fatto che siano molto facili da pulire e disinfettare e l’estetica.
Esistono però anche delle problematiche che possono scaturire da un loro utilizzo non pienamente consapevole. Infatti, se adoperati in maniera superficiale e senza seguire le indicazioni degli esperti, i fornelli a induzione rischiano innanzitutto di rovinarsi, ma anche di non funzionare nella maniera che ci si sarebbe potuto aspettare.
Limitandosi ad indirizzare il calore direttamente ai lati e sul fondo di pentole e padelle, il piano cottura ad induzione consente di non disperdere aria calda nell’ambiente circostante, come invece accade con la fiammella dei tipici fornelli che tutti conosciamo. Questo aspetto può risultare vantaggioso dal punto di vista economico, in quanto riduce le dispersioni e – di conseguenza – anche il tempo di accensione necessario per la cottura dei cibi.
Proprio per la dinamica appena descritta, il calore acqueo emesso dalla pentola o dalla padella non riesce a salire verso l’alto e non può essere incanalato in una classica cappa da forno, finendo per riversarsi sulle superfici limitrofe e sul piano cottura, che quindi in breve tempo si bagnano.
Date queste premesse, ecco che per un piano cottura a induzione occorre una cappa da forno diversa rispetto a quelle classiche. Quella più adatta per queste situazioni è senza dubbio la cappa anti-condensa, dotata di una griglia d’acciaio collegata ad una serie di resistenze che – scaldandosi – evitano la comparsa dello strato umido e bagnato.
Altre due soluzioni molto gettonate sono: