Collaboratrice di Immobiliare.it
Le grandinate sempre più intense e violente (complice il cambiamento climatico), con chicchi di grandezza impressionante, mettono a dura prova le nostre case. Pannelli solari, lucernari, balconi, tetti e tanti altri elementi esterni dell’abitazione possono subire danni importanti o addirittura essere distrutti da vere e proprie sfere di ghiaccio che piovono dal cielo. Le ultime grandinate hanno devastato anche le mura esterne dei palazzi e delle villette e hanno spinto i proprietari di casa a chiedersi: ma il cappotto termico è a prova di grandine? Come proteggerlo e cosa fare in caso di danni considerevoli?
Le tempeste di grandine sono difficili da prevedere e, nel caso di un’abitazione, può essere complicato correre ai ripari prima che sia troppo tardi. A differenza di una macchina che si può spostare in un garage o in un altro angolo riparato, la casa, naturalmente, non si può “trasferire” in una zona sicura. Come proteggere le componenti edilizie più esposte come le pareti esterne e il cappotto termico?
Per prima cosa, bisogna capire di che danni stiamo parlando. Nel caso del cappotto termico, i chicchi di grandine possono creare buchi sulle superfici esterne dell’abitazione, con conseguenze non solo estetiche ma anche funzionali.
Nel caso di danni ingenti, quindi, sarà necessario rifare la facciata.
La domanda sorge spontanea: è possibile prevenire il problema scegliendo cappotti termici resistenti alla grandine? Esistono sistemi di isolamento termico degli edifici costruiti con tecniche e materiali più resistenti della media agli impatti come quelli provocati dalle grandinate e da altri eventi atmosferici estremi. In alcuni casi, queste tecnologie possono aumentare il grado di resistenza all’impatto del cappotto termico di oltre 30 volte rispetto a un cappotto tradizionale.
Per capire il grado di resistenza di un materiale ai chicchi di grandine bisogna prima conoscere due parametri: la scala TORRO e la certificazione ETA dei sistemi a cappotto.
La scala TORRO è una misura internazionale convenzionalmente utilizzata per classificare la grandine in base alla dimensione dei chicchi. La scala è suddivisa in 10 classi, dai chicchi grandi come piselli a quelli grossi come noci di cocco. A ogni classe è associata un’intensità, da H0 a H10. Di seguito una tabella che riassume la scala:
Classe | Diametro dei chicchi | Oggetto di uso comune scelto come riferimento | Intensità |
1 | 5-10 mm | Piselli | H0-H2 |
2 | 11-15 mm | Fagioli, nocciole | H0-H3 |
3 | 16-20 mm | Piccoli acini d’uva, ciliegie, piccole biglie | H1-H4 |
4 | 21-30 mm | Grossi acini d’uva, grosse biglie e noci | H2-H5 |
5 | 31-45 mm | Castagne, piccole uova, palla da golf, palla da ping-pong o da squash | H3-H6 |
6 | 46-60 mm | Uova di gallina, piccole pesche, piccole mele e palle da biliardo | H4-H7 |
7 | 61-80 mm | Grosse pesche, grosse mele, uova di struzzo, piccole e medie arance, palle da tennis | H5-H8 |
8 | 81-100 mm | Grosse arance, pompelmi e palle da softball | H6-H9 |
9 | 101-125 mm | Meloni | H7-H10 |
10 | Sopra i 125 mm | Noci di cocco e simili | H8-H10 |
I cappotti termici possono ottenere una sorta di patentino detto certificazione ETA che attesta la resistenza a una grandinata di discreta portata. Questa certificazione è rilasciata in seguito a una serie di test di resistenza agli urti in seguito all’impatto da corpo duro (il codice del test è il seguente: UNI EN ISO 7892).
A seconda della resistenza agli impatti di diverse intensità, i cappotti sono classificati in tre categorie:
La maggior parte dei cappotti tradizionali sono di categoria II, quindi resistono a urti di 3 Joule ma presentano danni superficiali a impatti superiori. Se volete installare nella vostra casa un cappotto che sia resistente alla maggior parte delle grandinate, dunque, dovete assicurarvi che possa sopportare urti pari a 10 Joule, corrispondenti a un chicco di grandine grosso come una pallina da ping pong.
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