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Tasse, Imposte e Normative 27 dicembre 2022

Conguaglio IRPEF di fine anno: che cos’è e come funziona? Ecco cosa sapere


Il conguaglio IRPEF di fine anno è il ricalcolo definitivo, nella busta paga di dicembre, delle imposte che il dipendente deve pagare. Come funziona?
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Leonardo Capponi

Collaboratore di Immobiliare.it

La busta paga di dicembre coincide con un’ operazione chiamata conguaglio fiscale ovvero il conguaglio Irpef di fine anno tramite il sostituto d’imposta.

Questa operazione serve a stabilire in via definitiva l’ammontare delle imposte (Irpef) che il dipendente deve versare all’Erario sulla retribuzione erogata nel corso dell’anno dal datore di lavoro, che sarà pari al totale dell’imposta lorda al netto delle detrazioni fiscali conosciute dal datore di lavoro.

Conguaglio IRPEF: come funziona l’operazione?

Sulle retribuzioni percepite nel corso di ciascun anno solare o periodo d’imposta, ovvero dal 1° gennaio al 31 dicembre, il dipendente deve pagare deve pagare al fisco le tasse.

Quindi, l’ammontare delle imposte definitivo dovuto allo Stato è noto solo in corrispondenza della retribuzione di dicembre. Il datore di lavoro, quale sostituto d’imposta, trattiene le imposte dalla busta paga e le versa all’erario tramite modello F24.

Questa operazione di conguaglio può avvenire anche al termine di un contratto a tempo determinato.

In alcuni casi il conguaglio dell’IRPEF definitivo si potrà fare nella dichiarazione dei redditi da presentare nell’anno solare successivo al periodo d’imposta: pensiamo ad esempio a redditi aggiuntivi da dichiarare, oppure a detrazioni d’imposta non inserite in busta paga.

Questa operazione di fine anno potrebbe portare ad un rimborso oppure ad una trattenuta nella busta paga di dicembre e di conseguenza la retribuzione potrebbe essere maggiore o inferiore al normale. Vediamo come si procede.


Leggi Anche: COME CALCOLARE L’IMU E L’IRPEF DI IMMOBILI NON LOCATI CHE NON PRODUCONO REDDITO


Come funziona il calcolo della tassazione IRPEF in busta paga

Nel corso dell’anno l’azienda, quale sostituto d’imposta, calcola e trattiene le imposte per conto del lavoratore, attraverso una diminuzione del suo compenso mensile. L’imposta, al netto delle detrazioni (lavoro dipendente e familiari a carico) così trattenuta dalla busta paga viene pagata poi dal datore di lavoro tramite F24 il 16 del mese successivo a quello di paga.

Ma come si calcola l’imposta da trattenere? Quando vengono elaborati i cedolini, l’ufficio paghe o il consulente / professionista per conto del datore, simula quale sarà la retribuzione complessiva dell’anno, prendendo a riferimento il compenso dello stesso mese di gennaio, perché è l’unico dato noto.

Il risultato della simulazione è preso come riferimento per calcolare le tasse da trattenere dal compenso mensile. Dalla tassazione IRPEF lorda vanno poi scalate le eventuali detrazioni fiscali per lavoro dipendente e per familiari (figli o moglie) a carico, sulla base della documentazione fornita dal lavoratore.

Lo stesso meccanismo avviene per i mesi successivi fino ad arrivare a dicembre (mese del conguaglio fiscale di fine anno).

Conguaglio IRPEF di fine anno: cosa vuol dire “a credito” e a “debito”?

Se dalle operazioni di conguaglio emerge che le tasse prelevate nel corso dell’anno al dipendente sono superiori rispetto a quanto effettivamente dovuto nel periodo d’imposta (sulla base del reddito complessivo e definitivo) si parla di “conguaglio a credito” e al dipendente spetta un rimborso in busta paga (sempre di dicembre) pari all’importo delle imposte trattenute in più.

Qualora invece dal conguaglio emerge che l’Irpef pagata dal dipendente nel corso dell’anno è inferiore a quella effettivamente dovuta si tratta di un “conguaglio a debito” e al dipendente verrà trattenuta in busta paga una somma pari alle tasse non versate.

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