Giornalista
Tra le alture spigolose e selvagge della Sardegna si nascondono segreti antichi e tombe risalenti a migliaia di anni. È in questi aridi anfratti, tra rocce scolpite dall’uomo e dal tempo, che si nascondono le Domus de Janas, che nella memoria popolare riportano a creature mitologiche resilienti e alla vita nell’aldilà. Infatti, questi insediamenti rupestri, scolpiti dai primitivi, sono le “case delle fate” della Sardegna. Proviamo a svelare i misteri di questi luoghi lontani nel tempo, ma presenti ancora oggi nelle montagne sarde o zone più impervie e tra le colline che diradano verso il mare di Sardegna.
Le Domus de Janas sono misteriose tombe ipogeiche preistoriche scavate nella roccia, risalenti all’era prenuragica in Sardegna. Questi siti archeologici uniscono fascino e mistero, realtà e mito, sono tra i più antichi della regione e rappresentano una testimonianza unica delle credenze e delle pratiche funerarie dei popoli che abitavano l’isola millenni fa. Secondo il credo popolare, varcare la soglia di queste cavità significava entrare in un mondo arcano, dove la voce delle antiche genti sussurra ancora tra le ombre delle pietre. Ma non sono fantasmi inquieti, piuttosto fate e fatine dai poteri magici.
Le Domus de Janas risalgono al periodo compreso tra il 3400 e il 2700 a.C., quindi oltre 5mila anni fa. Questi ambienti scavati nelle rocce erano destinati ad accogliere i defunti, ma sono anche tracce di una cultura mitologica scomparsa, infatti il nome deriva dalla tradizione popolare sarda che associa questi luoghi alle “Janas“, creature mitologiche femminili simili a fate dai poteri magici. Secondo le leggende, le Janas abitavano queste cavità vegliando sul sonno dei bambini. Figure fantastiche percepite come spiriti benigni o, in alcuni casi, come guardiane dei tesori nascosti. Il nome evoca quindi un immaginario fiabesco, che rende ancora più affascinanti questi siti archeologici. Dunque, la morte era solo un passaggio verso l’eternità, che si poteva raggiungere varcando la soglia delle Domus.
Le Domus de Janas sono distribuite in tutta la Sardegna. Tra le più note, si segnalano quelle presenti nelle seguenti località:
Ogni sito presenta caratteristiche uniche e offre una finestra sulle antiche tradizioni funerarie sarde.
Gli insediamenti funerari sono stati scavati direttamente nella roccia affiorante su costoni, spesso formando complesse necropoli. Sebbene presenti anche in altri siti mediterranei, quelle sarde si distinguono per la loro straordinaria lavorazione, che riflette l’architettura delle abitazioni dei paleosardi di 5mila anni fa.
Le grotticelle riproducono capanne rotonde con tetti conici, spazi rettangolari con tetti spioventi, porte e finestre. Le pareti sono decorate con simboli magici in rilievo, come corna taurine stilizzate, spirali e disegni geometrici, legati al culto della rigenerazione.
Per le Domus più elaborate, gli archeologi ipotizzano un disegno costruttivo unitario con planimetrie a forma di “T” o di croce. L’ingresso (la porta verso l’aldilà che si spalancava con la morte) avveniva attraverso un lungo corridoio che conduceva a un’anticella e poi a una cella centrale, intorno alla quale si disponevano le varie cellette funerarie.
Alcune tombe furono utilizzate dalle culture prenuragiche di San Ciriaco e Ozieri, e, più sporadicamente, durante la civiltà nuragica e in epoca storica. La necropoli di Sant’Andrea Priu a Bonorva fu riconvertita anche in epoca romana e bizantina, decorata con affreschi dedicati a scene religiose.
Attualmente, si stima che in Sardegna siano presenti circa 2.400 Domus de Janas, suddivise tra tombe isolate e necropoli più complesse, come piccoli cimiteri sotterranei nella roccia. Queste strutture sono state ritrovate in diverse aree dell’isola, e molte sono ancora oggi oggetto di studio e ricerca. Nel 2021 è stata presentata la candidatura per il riconoscimento delle Domus quale patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO.