Il Tempio di Hera era molto probabilmente dedicato ad Era, sposa di Zeus e principale divinità venerata a Poseidonia.

È conosciuto anche come “Basilica”, una denominazione che gli venne attribuita nel corso del XVIII secolo. Ad oggi, è in ottime condizioni nonostante non siano presenti le parti superiori del tempio, come il frontone e il fregio.

Andiamo a scoprire di seguito le caratteristiche principali, come era formato e cosa serviva.

A cosa serviva il tempio di Hera a Paestum?

Nel XVIII secolo, a causa dell’insolito numero dispari delle colonne sul fronte, si credeva che il tempio fosse una basilica, intesa come termine romano, ovvero un luogo adibito a sede di tribunale e alle assemblee che tenute dai cittadini.


STREET ART A SALERNO: DOVE VEDERE I MURALES E I GRAFFITI

WEEK-END A SALERNO: 8 LUOGHI DA NON PERDERE, TRA ARTE, STORIA E NATURA


Quante colonne ha il tempio di Hera?

Il tempio di Hera presenta nove colonne sui fronti e diciotto colonne sui lati. Una caratteristica particolare è rappresentata dal fatto che ha un numero dispari di colonne sulla fronte della peristasi.

La cella o naos era preceduta da un pronao con tre colonne e profondo due interassi. L’interno della cella era bipartito da un colonnato mediano costituito da sette colonne ed è in parte conservato per sostenere il colmo del tetto.

Per mantenere i canoni di proporzione, il colonnato, di stampo arcaicizzante, presentava un doppio ordine di colonne. In particolare, quelle superiori sono più sottili e corte così da mantenere i canoni di proporzione.

Nella parte posteriore della cella si trova l’adyton, un ambiente chiuso. All’interno di questo vano, tipico dei templi della Magna Grecia e accessibile esclusivamente ai sacerdoti, venivano custoditi il tesoro del tempio e il simulacro della divinità.

L’edificio conserva le 50 colonne della peristasi, mentre naos, decorazioni del fregio, cornice e frontoni sono andati distrutti col tempo.

Le colonne della cella

Tra gli elementi rilevanti va sottolineata la decorazione del collarino del capitello dorico che presenta delle foglie baccellate e, talvolta, contornate sull’echino da una fascia di fiori di loto e di rosette. Il tutto trae ispirazione dai modelli micenei.

Iscriviti alla newsletter per tenerti aggiornato sulle nostre ultime news