Giornalista
Gli spazi comuni in un condominio come tetti e terrazzi possono rivelarsi idonei come luoghi di aggregazione per feste e occasioni speciali all’aperto. Ma non sempre, in base ai regolamenti, è possibile sfruttarli a questo scopo. Vediamo quali sono i limiti di un eventuale utilizzo e i rischi legali che si possono correre.
Come tutte le parti comuni di uno stabile, anche la gestione della terrazza (parte integrante della copertura dell’edificio) è affidata all’amministratore di condominio.
La prima cosa da fare se si vuole organizzare una festa in questo spazio comune è quindi chiedere all’amministratore e avvisare, per suo tramite, anche i vicini.
Non è solo una regola di buona educazione, ma una verifica preventiva al regolamento condominiale che potrebbe porre dei limiti all’uso del terrazzo.
L’interdizione degli spazi può essere sancita solo tramite il regolamento condominiale che deve essere approvato secondo il quorum stabilito dalla legge.
Dunque, l’uso del terrazzo può essere impedito per vari usi come stendere il bucato, organizzare feste, installare parabole, antenne o condizionatori.
In caso di mancanza di un regolamento condominiale specifico, invece, vale la norma dell’uso della cosa comune in base all’articolo 1102 del Codice Civile: «Ciascun partecipante può servirsi della cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto. A tal fine può apportare a proprie spese le modificazioni necessarie per il migliore godimento della cosa».
Vi sono però da considerare alcuni vincoli e limiti di fatto, estranei ai regolamenti condominiali o alle prescrizioni di legge specifica. Il più importante è quello della sicurezza che spesso può mancare (ad esempio per la presenza di parapetti troppo bassi).
In questo caso l’amministratore ha l’obbligo di garantire la sicurezza di chiunque acceda alle parti comuni del condominio e che, in difetto, potrebbe essere ritenuto responsabile, proprio per non aver rimosso il pericolo che pregiudica l’incolumità delle persone.
Il limite più rilevante (e più spesso violato) è tuttavia quello del disturbo della quiete pubblica.
Quando si organizza un qualsiasi evento all’aperto bisogna tenere conto sia dei limiti imposti dai Comuni in merito alla quiete notturna che alle norme generali: ai fini della configurazione del reato di disturbo delle quiete pubblica, il rumore deve essere valutato in rapporto alla media sensibilità del gruppo sociale in cui il fenomeno si verifica ed alla potenziale diffusività del disturbo.
* Questo contenuto ha scopo informativo e non ha valore prescrittivo. Per un’analisi strutturata su ciascun caso personale si raccomanda la consulenza di professionisti abilitati.