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Si tratta di un calo che va oltre il punto percentuale: le compravendite immobiliari realizzate come investimento passano infatti dal 17,9% del 2019 al 16,5% del 2020. I dati sono dell’Ufficio studi del Gruppo Tecnocasa, che ha analizzato le transazioni nell’anno dello scoppio della pandemia e in quello precedente, attraverso le agenzie affiliate in Italia.
Secondo il report le cause di questo trend sono da imputare proprio alla crisi sanitaria. Gli effetti del Covid-19 hanno infatti rallentato le compravendite e frenato sia gli acquisti per mettere a reddito sia quelli per l’avviamento di attività turistiche come B&B e case vacanza.
A partire dal 2017 la percentuale di acquisti per investimento si era stabilizzata intorno al 18%, ma la brusca discesa li riporta ai livelli del 2015, quando i valori si fermavano al 16,3%.
La tendenza è generalizzata. Anche considerando solo le grandi città italiane, dove la quota media di acquisti per investimento è in genere più elevata, si registra un calo significativo: il 24,4%, nel 2020 rispetto al 25,4% nel 2019.
Tra i maggiori centri urbani, Napoli nel 2020 detiene la percentuale più alta di acquisti per investimento, arrivando al 36,3% sul totale delle compravendite. Sul podio ci sono poi Palermo e Verona con percentuali comprese tra il 28 e il 29%.
A Milano gli acquisti per investimento compongono circa un quarto delle transazioni, il 24,1%. Un andamento simile a Bologna con il 26,6%, Firenze a quota 25,6%, Bari con il 25,4% e Torino, 24,7%.
Le performance peggiori si registrano a Roma e Genova rispettivamente con il 17,5% e il 16,2%.
Il segmento di popolazione più attivo sul mercato dell’investimento immobiliare è quello di età compresa tra 45 e 54 anni, che rappresenta il 30,7% del totale. Rispetto al 2019 si registra un calo della percentuale di acquisti da parte degli over 65: si passa infatti dal 15,1% all’attuale 12,8%.
Inoltre, a investire sul mattone sono in maggioranza coppie e famiglie, che compongono il 73,9% sul totale degli acquirenti. È single il restante 26,1% degli investitori. Uno scenario che non subisce sostanziali cambiamenti tra il 2019 e il 2020.