Collaboratore di Immobiliare.it
Intervista ad Antonio Intini, Chief Business Officer di Immobiliare.it.
L’argomento è tra i più dibattuti degli ultimi mesi: l’energia e la necessità di un efficientamento energetico degli immobili in Italia. Ma qual è la situazione attuale e quali sono le prospettive concrete?
Ne abbiamo parlato con Antonio Intini, Chief Business Officer di Immobiliare.it.
L’Italia, si sa, è un Paese di case “datate”.
La maggior parte degli edifici, infatti, è stata costruita tra gli anni ’60 e ’70 dello scorso secolo, con materiali poco performanti a livello di efficienza energetica e una scarsa sensibilità verso i temi connessi alla sostenibilità ambientale.
Per questo motivo, attualmente, nello Stivale poco meno dell’80% degli immobili sul mercato risulta in bassa efficienza (si intende in classe E o inferiore), in aumento di circa il 10% rispetto a 5 anni fa.
L’elevata efficienza (classe A o superiore) rappresenta l’11% dello stock in offerta, mentre la media efficienza (le classi dalla B alla D) il 13%. Un dato questo in diminuzione del 30% dal 2017, perché case di questo tipo sono tra le più appetibili dagli acquirenti per il buon rapporto qualità/prezzo e per essere più facilmente efficientabili.
Possiamo sicuramente affermare che è nel Nord del Paese che si concentra la maggioranza dell’alta efficienza: nel 2022, ben il 22% degli immobili nel Nord-Est è in classe A o superiore (con un aumento di 12 punti percentuali rispetto a 5 anni fa), percentuale che si ferma all’11% (in linea con la media italiana) nel Nord-Ovest.
Centro e Sud si attestano sul 7% mentre le Isole al 6%. Parlando di prezzi, poi, per un immobile tipo – ci riferiamo ad un trilocale di 100 mq – emerge come al Nord-Est ci sia la più rilevante differenza di prezzo tra immobili in classe alta e bassa: l’elevata efficienza energetica costa oltre il 40% in più (269.632 euro vs. 159.006 euro).
Poco sotto tale percentuale le Isole (39%). Al Nord–Ovest la forbice si attesta sul 30%, 20% al Sud. È al Centro che lo scostamento si riduce sensibilmente: un 16% circa (259.367 euro vs. 218.964 euro).
Se ci riferiamo alla singola unità abitativa, in questo caso in classe G quindi assolutamente energivora, è sicuramente possibile effettuare degli interventi – penso ad una caldaia più performante, o infissi di ultima generazione – che permettano alla casa di economizzare sui consumi e quindi di salire nelle classi energetiche.
Il punto è che, senza interventi strutturali – come il cappotto termico o l’installazione di pannelli fotovoltaici – che impattano sull’intera abitazione, se si tratta di una soluzione indipendente, o sul condominio, se parliamo di un appartamento, è praticamente impossibile recuperare più di due classi energetiche.
Parliamo di opere sicuramente dispendiose a livello di investimento necessario e di tempistiche di esecuzione, particolarmente incentivate, tuttavia, negli ultimi anni da provvedimenti quali l’Ecobonus.
A differenza di quanto si possa pensare, la classe energetica ha un impatto, anche rilevante, sul costo dell’immobile.
Si consideri, ad esempio, che chi nel 2017 aveva deciso di investire in una casa in classe E (o inferiore), probabilmente attirato dal prezzo conveniente, ha visto il proprio immobile perdere di valore, passando dai quasi 2.000 euro al metro quadro di media a poco più di 1.800, con una flessione dell’8%.
Le abitazioni in classe A, al contrario, si sono rivalutate del 2% in cinque anni, comunque meno di quanto abbiano fatto quelle in classe media, che hanno conosciuto un aumento di valore del 5%, passando da 2.073 euro al metro quadro a 2.168.
Il conto è presto fatto: cinque anni fa il prezzo al metro quadro degli immobili a media efficienza superava quello delle abitazioni non efficienti solo del 5%, ma era più economico rispetto agli immobili super green di oltre il 20%.
La nostra analisi, quindi, ha evidenziato come le classi dalla B alla D abbiano rappresentato un buon investimento sul medio periodo.
Dipende ovviamente da caso a caso ma, in generale, per quanti in possesso di un immobile che rientra nelle classi energetiche più basse ed intenzionati a disfarsene, non immediatamente, ma nel medio termine, sicuramente consiglierei di capire se alcune migliorie potrebbero consentire l’accesso ad una classe energetica per lo meno media, la più attenzionata in questo momento dai potenziali acquirenti.
È molto probabile che il nuovo status consenta al proprietario di proporre l’immobile sul mercato ad un prezzo più alto, tanto da compensare la somma investita.