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Videosorveglianza
Tasse, Imposte e Normative 27 settembre 2022

Videosorveglianza in casa: le telecamere sono sempre ammesse?


Videosorveglianza: le riprese non devono estendersi a zone condominiali, spazi pubblici o, ancora, finestre, giardini, terrazzi e porte di altre persone.
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Giuseppe Donato Nuzzo

Avvocato e Giornalista

Non serve alcuna autorizzazione per installare le telecamere di videosorveglianza in casa, purché l’ambito di comunicazione delle immagini non ecceda la sfera familiare (senza comunicazione o diffusione a terzi) e le riprese siano limitate all’abitazione privata, evitando d’inquadrare zone comuni, condominiali, parcheggi, strade pubbliche e vie.

Lo ha ribadito il Garante per la protezione dei dati personali con il parere n. 48950 del 16 settembre 2022.

Secondo l’autorità per la privacy, le riprese domestiche sono sempre consentite, purché non interferiscano con la vita privata di soggetti terzi, compresi i vicini di casa.

Videosorveglianza in casa: cosa sapere

Nel caso sottoposto all’esame dell’Autorità si trattava di un dispositivo di videoripresa installato su un’abitazione privata, ma rivolto verso la pubblica via. Una casistica piuttosto frequente nelle nostre città. Le telecamere di videosorveglianza domestica, predisposte per motivi di sicurezza, spesso non si limitano a riprendere la proprietà privata, ma puntano anche sulla strada pubblica o, peggio, su spazi condominiali o proprietà private vicine.

Nella fattispecie, gli organi di polizia locale, interpellati dai vicini di casa, che si sentivano minacciati nella loro privacy, avevano hanno effettuato un sopralluogo e relazionato al Garante per la privacy, chiedendo un parere sul caso concreto.


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Protezione dei dati

Nel parere reso, l’autorità garante ricorda anzitutto che il trattamento dei dati effettuato da una persona fisica per l’esercizio di attività a carattere esclusivamente personale e domestico resta fuori dall’ambito di applicazione del regolamento europeo sulla protezione dei dati.

Tutto ciò, purché non si realizzi alcuna connessione con un’attività commerciale o professionale.

L’utilizzo di sistemi di videosorveglianza – si legge nel parere – “da parte di persone fisiche nelle aree di diretto interesse (quali quelle inerenti al proprio domicilio e le sue pertinenze) sono quindi da ritenersi, in linea di massima, escluse dall’ambito di applicazione materiale delle disposizioni in materia di protezione dei dati, perché rientranti tra i trattamenti effettuati per l’esercizio di attività a carattere esclusivamente personale e domestico“.

Niente intromissione nella privacy altrui

Detto in altri termini, la videosorveglianza domestica è senz’altro legittima, ma solo se l’ambito di comunicazione delle immagini non ecceda la sfera familiare, quindi senza comunicazione o diffusione a terzi.

Inoltre, le riprese devono essere limitate all’abitazione privata in questione. Dunque, è assolutamente vietato puntare le telecamere su zone comuni, condominiali, parcheggi, strade pubbliche e vie o, ancora, su finestre, giardini, terrazzi e porte di altre persone.

Cosa dice la Corte di Giustizia europea

A sostegno del proprio parere, il Garante per la privacy richiama la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea dell’11 dicembre 2014, in cui si precisa che: “il ricorso ad un sistema di videoregistrazione da parte di un soggetto privato a partire dalla sua abitazione familiare, qualora le riprese effettuate riguardino uno spazio pubblico, non costituisce un trattamento dei dati di carattere esclusivamente personale o domestico, restando pertanto assoggettato ai limiti di legittimità imposti dalla predetta direttiva

Ciò comporta, per i trasgressori, l’applicazione di sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, anche la possibilità d’incorrere in reati per interferenza illecita nella vita privata delle persone.

*Questo contenuto ha scopo informativo e non ha valore prescrittivo. Per un’analisi strutturata su ciascun caso personale si raccomanda la consulenza di professionisti abilitati.

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