Il legislatore europeo punta a ridurre a zero le emissioni degli edifici: con la direttiva “case green” (“sulla prestazione energetica nell’edilizia”), ancora in fase di redazione, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033 per arrivare a zero emissioni nel 2050.

L’obiettivo è quello di ridurre le emissioni di gas a effetto serra ed il consumo energetico nel settore entro il 2030, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Classe energetica delle case: la situazione in Italia

Secondo alcuni dati raccolti, in Italia ci sono 9,8 milioni di edifici – il 78% del totale – in classe energetica E, circa 27 milioni di abitazioni residenziali. Il restante 22%, dunque, dovrà adeguarsi entro il 2030 per raggiungere la classe energetica E.

È evidente l’impatto economico sui cittadini che dovranno sostenere più o meno ingenti spese per la riqualificazione energetica della propria abitazione. Né sarà possibile eludere la normativa: si potrebbero prevedere sanzioni e/o perdita notevole di valore degli immobili che non rientrano in queste classi energetiche.

Spetterà allo Stato elaborare un piano nazionale per garantire la ristrutturazione del parco nazionale di edifici residenziali e non residenziali, sia pubblici che privati, per renderli ad alta efficienza energetica entro il 2050, trasformando gli edifici esistenti in edifici a emissioni zero.


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Cambieranno vendite e affitti?

La necessità di eseguire interventi di riqualificazione energetica negli immobili potrebbe portare ad un aumento dei prezzi di vendita e dei canoni di locazione, aumentando così la diseguaglianza tra chi avrà la possibilità di ristrutturare gli immobili e metterli in affitto e chi non potrà farlo.

In tema di affitto, ad esempio, i maggiori costi sostenuti per la riqualificazione energetica degli immobili si verrebbero a scaricare tutti sul canone di locazione, con aumenti stimati attorno al 5-10%.

È bene chiarire che la direttiva prevede misure di sostegno in favore delle famiglie meno abbienti tramite programmi di ristrutturazione sovvenzionati, o combinando sovvenzioni, contratti di rendimento energetico e sistemi di detrazioni in fattura.

Direttiva casa green: l’impatto sui mutui

A cambiare sarà anche il mercato dei mutui, strettamente connesso a quello immobiliare.

In particolare, la direttiva richiederà ai prestatori di mutui ipotecari (banche, investitori e qualsiasi altro istituto finanziario) di aumentare la prestazione energetica mediana del portafoglio di edifici coperti dai loro mutui ipotecari per il 2030 e il 2050.

Cosa significa questo? Che se l’immobile non è in linea con i pertinenti obiettivi energetici nel settore del consumo energetico degli edifici si rischia di non ottenere alcun mutuo ipotecario.

Efficientare il proprio immobile, dunque, potrebbe agevolare un futuro acquirente che, come visto, potrebbe avere difficoltà ad accedere al credito bancario per immobili con scarse prestazioni energetiche.

In realtà, esistono strumenti appositi quali mutui ipotecari verdi e prestiti verdi al dettaglio che possono contribuire in misura significativa alla trasformazione dell’economia e alla riduzione delle emissioni di carbonio.

I mutui verdi, infatti, prevedono condizioni agevolate per assicurare un miglioramento dell’efficienza energetica dell’abitazione di almeno il 30%.

di Agostino Sola

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