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Un prestito può cadere in prescrizione. L’impegno economico può dunque decadere e non avere più alcuna conseguenza per il debitore, ma solo se il creditore non si preoccupa, o si dimentica, di riscuotere la somma che gli spetterebbe. Per la verità, è piuttosto difficile che si verifichi una simile circostanza, dal momento che occorrono almeno 10 anni trascorsi senza che la persona o l’istituto che ha elargito la specifica quantità di denaro la richieda indietro.
Come avviene la prescrizione del prestito quindi? Si può parlare di “decadenza” del contratto stipulato tra due privati o tra un richiedente e un istituto, come una banca o una finanziaria, quando il creditore non si preoccupa di riscuotere la somma e non invia al debitore nessuna diffida entro un termine di tempo stabilito dalla legge, ovvero 10 anni.
I 10 anni non devono essere calcolati, però, a partire dalla data nella quale è stato preso l’accordo. Il termine di prescrizione decorre infatti dal momento in cui si verifica l’inadempimento. Nel caso si sia optato per la restituzione del denaro in un’unica soluzione, il conto inizia quando è già stata raggiunta la data di scadenza del periodo prefissato per compiere la transazione. A questo punto, affinché si possa parlare di prescrizione del prestito, il creditore non deve inviare nessuna diffida, o avviare alcuna azione giudiziaria nei confronti del debitore.
Inoltre, se il debitore riesce a corrispondere una rata del piano di restituzione, il conteggio dei 10 anni riparte da quella data.
La prescrizione si attiva in modo automatico e non è necessario che un giudice la accerti. Se però, una volta decaduto il prestito, il creditore richiede il pagamento della somma dovuta, il debitore può opporsi e rivolgersi all’autorità giudiziaria.
di Giulia Dallagiovanna