Collaboratrice di Immobiliare.it
180 milioni di presenze turistiche all’anno e un fatturato di 11 miliardi di euro: sono queste le due cifre da capogiro di quello che, in Italia, si chiama “affitto breve”.
Due numeri, questi, che restituiscono una fotografia chiara di un fenomeno che il Governo stesso non è più disposto a ignorare. E proprio dalla Ministra del Turismo Daniela Santanché arriva la notizia: è in arrivo un disegno di legge per regolamentare questa branca del turismo spesso operante nell’ombra. Ve ne abbiamo parlato qui più approfonditamente.
A contribuire alla crescita esponenziale degli affitti brevi sono state le abitudini dei viaggiatori, mutate profondamente con l’avvento delle piattaforme online: se prima l’industria alberghiera accoglieva più dell’80% delle persone che visitavano il nostro Paese, al 31 dicembre del 2022 gli affitti brevi si sono assicurati il 42,3% del mercato, corrispondente a 178,2 milioni di presenze turistiche su un totale di 421,1 milioni.
Stime, queste, elaborate da Sociometrica per Federalberghi, al fine di comprendere l’entità del settore.
Nonostante il disegno di legge in discussione, molti ritengono che si sia intervenuti in ritardo. La principale piattaforma di affitti brevi è stata lanciata nell’ottobre 2007, e nel corso degli anni i clienti hanno imparato ad apprezzare questa forma di ospitalità, che ha generato “un’enorme quantità di attività non regolate“, come ammette Marco Celani, presidente dell’Aigab (Associazione italiana gestori affitti brevi).
Le stime di Federalberghi indicano che il numero di presenze turistiche non monitorate attraverso gli affitti brevi si avvicina ai 100 milioni (cioè il 55,9%), con una perdita di introiti pari a 800 milioni di euro solamente per la tassa sugli affitti brevi.
Celani spiega che potrebbero verificarsi cambiamenti già da quest’anno, con l’arrivo della direttiva europea “Dac 7”, che obbliga le piattaforme a comunicare tutte le transazioni all’Agenzia delle Entrate. Ciò dimostra che esiste un problema, ma è necessario porre maggiore attenzione ai controlli, motivo per cui si è favorevoli a una regolamentazione a livello nazionale.
L’origine di tutto ciò risiede nella semplicità del mercato. A Milano, un appartamento entro i confini della circonvallazione può guadagnare mediamente intorno ai 31.500 euro all’anno, secondo i dati dell’Aigab.
A Roma, prima della classifica italiana per numero di locazioni brevi su piattaforme (19.336), ci sono immobili in grado di generare introiti considerevoli. Ad esempio, un immobile situato in piazza Barberini produce ricavi lordi di 100.000 euro all’anno. E che dire di Firenze, dove un turista che opta per un affitto breve spende mediamente 190 euro a notte.
Uno dei problemi degli affitti brevi è rappresentato dalla durata. Nella bozza del disegno di legge, al momento, non si parla di un limite di tempo massimo di permanenza in un appartamento. Si propone invece l’assegnazione di un codice identificativo nazionale per ogni immobile, con multe fino a 5.000 euro per chi non rispetta le regole, e un limite minimo di soggiorno di due notti.
Il mercato resta comunque in attesa del testo definitivo delle nuove norme ma nell’attesa i Comuni più attenzionati hanno cominciato a pensare a delle proposte per i loro territori, come vi abbiamo raccontato per Milano e Firenze.