Collaboratrice di Immobiliare.it
I termini “sfratto” e “sgombero” sono utilizzati per indicare procedure legali distinte che si applicano in circostanze diverse, nonostante entrambe abbiano lo stesso esito, ossia la liberazione di un immobile. Ma come funzionano, esattamente, e quali sono le differenze? Scopriamolo.
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Lo sfratto è una procedura esecutiva che può essere avviata solo in presenza di un regolare contratto di locazione stipulato tra le parti. Si tratta di un atto legale attraverso il quale il proprietario di un immobile richiede la liberazione dello stesso, solitamente a causa del mancato pagamento del canone di affitto da parte del locatario.
La procedura ha inizio con l’intimazione di sfratto per morosità, che può essere richiesta dopo almeno 20 giorni dal termine di pagamento stabilito nel contratto.
La procedura prevede vari passaggi, tra cui l’invio di una lettera di diffida, nella quale viene specificata la necessità di saldare i debiti e di liberare l’immobile entro una certa data. Qualora il locatario non adempia a tali richieste, si procede con l’intimazione di sfratto, con cui il locatario viene convocato in tribunale per la convalida della procedura. In caso di assenza o mancata opposizione, il giudice ritiene la data per il rilascio dell’immobile, rendendo lo sfratto esecutivo.
Lo sgombero, invece, si configura come una procedura volta a restituire al legittimo proprietario il possesso di un immobile o di un terreno occupato abusivamente. In questo caso, il legame tra le parti non è regolato da un contratto di locazione, ma è caratterizzato dall’assenza di un titolo giuridico che giustifichi l’occupazione.
Lo sgombero, dunque, si rende necessario quando un soggetto, privo di diritto di utilizzo, occupa un bene senza alcun accordo formale con il proprietario. La richiesta di sgombero può essere presentata direttamente alla Procura, che provvede a disporre l’intervento delle forze dell’ordine per ripristinare la legittimità del possesso.
La distinzione tra sfratto e sgombero emerge chiaramente analizzando il tipo di rapporto legale tra le parti. Lo sfratto richiede l’esistenza di un contratto di locazione, che costituisce la base per avviare la procedura nei confronti di un locatario che non ha rispettato gli obblighi di pagamento. Al contrario, lo sgombero si applica in situazioni di occupazione abusiva, ovvero quando non esiste alcun accordo che legittimo la presenza dell’occupante.
Dal punto di vista legale, lo sfratto è quindi legato alla tutela dei diritti del proprietario in un contesto di locazione, mentre lo sgombero è una misura più ampia, rivolta a garantire il ripristino della proprietà in caso di uso improprio o illegittimo del bene. Inoltre, le tempistiche e le modalità di esecuzione delle dovute procedure possono variare in modo significativo.