Collaboratore di Immobiliare.it
Si sente spesso parlare di destinazione d’uso in campo immobiliare, ma di cosa si tratta esattamente?
Facciamo il punto insieme in questa guida, cercando anche di sintetizzare tutte le informazioni più importanti, come: dove si trova, quali sono le categorie esistenti e come fare il cambio di destinazione d’uso.
La destinazione d’uso di un immobile corrisponde, semplicemente, alla funzione che gli viene attribuita, sulla base di alcune determinate categorie.
Si tratta di un concetto molto importante, sia da un punto di vista giuridico sia amministrativo, che stabilisce anche le attività che possono essere svolte all’interno di un certo immobile.
Rispettare la destinazione d’uso è fondamentale per non incorrere in eventuali sanzioni e conseguenze legali.
Bisogna fare molta attenzione a non confondere le destinazioni d’uso degli immobili con le categorie catastali; queste ultime infatti, come abbiamo avuto modo di vedere anche in questa guida, vengono utilizzate a fini fiscali e pertanto potrebbero non corrispondere con l’effettivo utilizzo dell’immobile che invece è determinato dalla destinazione d’uso.
Leggi anche: TRASFORMARE UN SEMINTERRATO IN ABITAZIONE: ECCO CHE COSA OCCORRE
Le destinazioni d’uso possono essere classificate in 7 diverse categorie, come segue:
Qualora un immobile sia interessato da diverse destinazioni d’uso, la norma prevede l’attribuzione di quella prevalente da un punto di vista di superficie interessata.
Per conoscere la destinazione d’uso di un determinato immobile esistono diversi modi.
È possibile individuarla per esempio richiedendo il certificato di agibilità; oppure attraverso la visura catastale storica degli ultimi 20 anni dell’immobile, per conoscere i possibili trasferimenti di attività; o, ancora, è possibile conoscere la destinazione d’uso facendo riferimento alle pratiche edilizie come la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) oppure il permesso di costruzione.
La prima cosa da fare se si intende procedere con il cambio di destinazione d’uso di un immobile è quella di verificare il Piano Regolatore del proprio comune, in modo da sapere se è effettivamente possibile procedere in questo senso.
Una volta essersi accertati di ciò, e aver dunque avuto la conferma di poter cambiare destinazione d’uso, la strada da seguire si differenzia a seconda che si tratti di un cambio di destinazione d’uso con opere oppure no.
Il Piano Regolatore, infatti, potrebbe permettere di modificare la destinazione d’uso, ma non di eseguire lavori edili, magari essenziali per il completamento della nuova attività che si intenderà svolgere all’interno dell’immobile. Inoltre, in caso di interventi edilizi, potrebbero essere previsto anche il pagamento di oneri. Il cambio di destinazione d’uso, dunque, può essere fatto in due diversi modi, con l’esecuzione di opere edilizie, oppure senza.
Per effettuare il cambio di destinazione d’uso sarà necessario rivolgersi ad un tecnico abilitato che possa verificare la regolamentazione vigente nel Comune dove si trova l’immobile in questione, per capire se effettivamente è possibile il mutamento richiesto.
Se l’unità fa parte di un condominio, è necessario un ulteriore passaggio con l’amministratore, dal momento che può capitare che in alcuni condomini il regolamento vieti l’esistenza di alcune specifiche destinazioni d’uso.
Una volta essere certi di avere le credenziali necessarie, si dovrà presentare richiesta al Comune per ottenere il titolo autorizzativo che consenta di procedere con l’intervento.
Attenzione, però: non tutti i cambi di destinazione d’uso prevedono il medesimo iter, ma questo varia da caso a caso, a seconda della destinazione d’uso di partenza e di quella che si intende raggiungere. Per esempio, a seconda della tipologia di destinazione d’uso bisognerà rispettare anche precise prescrizioni igienico- sanitarie.
In linea generale ricordiamo che la normativa a cui fare riferimento è il Testo Unico dell’Edilizia d.P.R. 380/2001.
di Francesca Lauritano
Questo contenuto ha scopo informativo e non ha valore prescrittivo. Per un’analisi strutturata su ciascun caso personale si raccomanda la consulenza di professionisti abilitati.