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Con la cessione del credito si è, ufficialmente, ripartiti dopo l’emanazione della circolare 33/E dell’Agenzia delle Entrate, grazie alla quale è esclusa la “colpa grave” dei cessionari, se sono state svolte le verifiche documentali sul diritto al credito.
Siccome i controlli e il visto di conformità sono indispensabili per la cessione del credito nel Superbonus, gli istituti di credito non rischiano più un sequestro dei crediti, nel caso in cui il Fisco riscontri una illegittimità dei lavori e delle detrazioni richieste.
Alcune banche rendono pubbliche le regole per accedere alla cessione (in particolare, Bnl, Intesa Sanpaolo e Poste), dopo il decreto legge 157 dell’11 novembre 2021, con l’obiettivo di fermare le truffe sulle cessioni.
Ciò che emerge è che, rispetto al 2021, sono mutate di molto le condizioni per l’acquisto dei crediti, considerando anche l’aumento del costo del denaro. Dunque, si ha meno disponibilità nella cessione delle agevolazioni, rispetto al passato.
Discorso diverso quando si parla di un’impresa che pratica lo sconto in fattura; in questi casi, i costi della cessione sono inseriti nel costo complessivo dei lavori e quindi sono, in parte o del tutto, pagati dalla fiscalità generale.
I prossimi mesi potrebbero portare a dei nuovi cambiamenti, avendo ora le banche la libertà di cedere i crediti alla loro clientela professionale e alle partite Iva.
Un’operazione importante in questo senso, ad esempio, è stata fatta da Intesa Sanpaolo, che ha ceduto alla rete di concessionarie Autotorino 200 milioni di crediti.
Concludendo, potremmo dire che l’aumento del denaro e del costo delle cessioni rende quasi impossibile svolgere i lavori del Superbonus completamente gratis, un po’ com’era agli inizi.
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