Giornalista
Mentre in Italia esponenti politici ed esperti fiscalisti animano il dibattito sugli affitti brevi, il caso è stato finalmente affrontato sul tavolo di Bruxelles, con un via libera sulla stretta Airbnb.
Gli affitti brevi nell’Unione europea saranno regolamentati, con l’obbligo di dichiarare tutto allo Stato. Vediamo cosa cambia.
La situazione relativa agli affitti brevi ha costretto i singoli governi dell’Unione Europea e il Parlamento di Strasburgo a un accordo per disciplinare meglio una materia complessa, che rischia di penalizzare i singoli proprietari, a tutto vantaggio delle piattaforme multinazionali che gestiscono le prenotazioni, incentivando di conseguenza gli affitti in nero.
Tre sono i principali cambiamenti che saranno apportati rispetto all’attuale stato di incertezza. L’accordo europeo prevede:
I proprietari di case da affittare a breve termine saranno obbligati a registrare ogni loro immobile su un apposito sito web creato a livello nazionale.
A seguito della registrazione, gli host riceveranno un numero di registrazione che consentirà la tracciabilità di tutte le informazioni, compresi l’identità dell’ospite e i numeri dell’alloggio;
Le piattaforme online dovranno rendere pubbliche le informazioni e il numero di registrazione dell’host per garantire massima trasparenza ai clienti.
Ai gestori delle piattaforme spetta il controllo delle informazioni, ma saranno suscettibili di controlli e possibili sanzioni da parte delle autorità.
Gli Stati membri che aderiranno alla nuova procedura sugli affitti brevi nell’Unione europea dovranno trasmettere i dati in unico punto di accesso digitale, in modo da avere statistiche chiare.
Non solo per contrastare l’illegalità, ma anche per migliorare i servizi turistici.
L’accordo raggiunto a Bruxelles arriva dopo anni di accesi dibattiti, come quello che si sta consumando in Italia, dove il governo ha deciso di aumentare la cedolare secca al 26% dal secondo immobile affittato.
Inoltre, Roma ha presentato un conto di oltre 500 milioni di euro a Airbnb per presunte tasse evase.
L’eurodeputata dei Verdi, Kim Van Sparrentak, ha ricordato che “le città sono alle prese con un’esplosione di affitti per vacanze illegali”, aggiungendo che le piattaforme finora hanno mostrato una certa recalcitranza nella condivisione dei dati, oltre che nell’applicazione delle norme.
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Tuttavia, l’accordo raggiunto in seno all’UE è informale e provvisorio, anche se è il primo vero passo verso norme chiare e condivise, valide in tutti gli Stati membri. La palla ora passa al Consiglio e al Parlamento europeo per l’adozione dell’accordo, da convertire in legge.
Dopodiché gli Stati membri avranno 24 mesi di tempo per adattare i propri sistemi di registrazione e creare l’infrastruttura informatica più trasparente, sia in termini fiscali che gestionali.
Insomma, il percorso è ancora lungo, ma il Parlamento europeo si dice ottimista, evidenziando che questo intervento ha l’obiettivo di incentivare un’economia di piattaforma trasparente e responsabile nell’UE e rendere più efficaci le politiche locali.