Ci sono due accessi al frantoio ipogeo, il principale è preceduto da un grande arco che ricorda quelli in stile “catalano durazzesco” di tanti palazzi nobiliari di Terra d’Otranto.
Sull’architrave dell’ingresso si legge a malapena un’epigrafe, su cui devo approfondire il lavoro per la traduzione: si legge bene solo la data 1813, sulla destra. Ma non credo che l’ipogeo risalga a quel periodo, bensì molto prima.
Dei 99 frantoi che ho visitato e censito finora è sicuramente uno dei più grandi in assoluto.
Aveva due macine per la lavorazione.
Conta numerosi ambienti di servizio,
Alcuni di questi ambienti sono coperti da volte in pietra.
Il frantoio conta due stalle per gli animali che aiutavano gli uomini a lavorare.
Fra gli ambienti di servizio, il camino per la cucina…
…ed altri, collegati all’esterno per la raccolta delle olive, che avveniva attraverso le “sciave”, i fori attraverso cui venivano gettate dentro.
Ovunque, non mancano i piccoli alloggiamenti per le candele che illuminavano gli ambienti.
Impressionante è il pozzo che sprofonda ancora più in basso, poco più in là: scende di diversi metri, ed è dotato di una scaletta scavata nella roccia, che certamente serviva ai frantoiani a discendere periodicamente a pulire il pozzo.
Interessante una grande croce posta in alto, sulla massiccia volta ricavata con lo scavo…
…è la classica immagine della croce sul Golgota, il “Cristo Luce”, il faro dei suoi fedeli.
Da alcuni documenti ottocenteschi, riguardante una causa della Masseria, si capisce che essa apparteneva ai Padri Celestini……
Il luogo doveva essere di grande importanza, posto ad un tiro di schioppo dalla famosa “Via dello Carro”…
[Courtesy of Alessandro Romano]i
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